La tecnologia rifiuta la lontananza. E così, di fatto, cerca di superare il corpo. Dimenticarlo, relegarlo ad un valore ultimo, infimo. Tecnologia come sostituto del corpo.
La lontananza è una dimensione necessaria. Se riteniamo valide alcune conclusioni alle quali è giunta la filosofia taoista, dato che tutto ciò che esiste è formato da complementari, l’assenza di uno vanifica la presenza dell’altro, annulla l’equilibrio. Lo squilibrio è malattia, fisica o mentale, generalmente entrambe.
Se vogliamo dar retta a Leopardi, il senso della lontananza emerge grazie ad una eccessiva vicinanza (la siepe de L’infinito ) e con essa la fantasia, la creatività, la capacità di riflettere, che si scatenano anche solo per cercare un modo di superare la distanza. Potremmo anche non trovarlo, questo modo, ma il cammino, e ciò che si scopre sulla via, rimane come tesoro. Dalla dialettica fra vicino e lontano nasce il movimento. Abbiamo presente l’oggetto dei desideri, vogliamo raggiungerlo, questo ci muove, fa escogitare vie nuove, corpo – mente – cuore che lavorano insieme, fa sentire la vita che scorre nelle nostre giornate. Continua a leggere